Se per la medicina tradizionale la malattia è da ritenersi come un pericolo da eliminare e qualcosa di insensato o fuori dalla norma da un punto di vista fisiologico, le recenti scoperte della “Nuova Medicina Germanica” di Ryke Geerd Hamer poggiano invece su presupposti radicalmente opposti e per certi versi rivoluzionari in ambito medico: la malattia non è un evento negativo di per sé ma va inteso come una risposta appropriata del cervello ad un trauma psicologico esterno e rientra in un programma biologico e sensato, avente come unico scopo la sopravvivenza della specie. Secondo tale teoria, esiste una collaborazione coordinata della triade psiche-cervello-corpo, che agisce per ripristinare un temporaneo squilibrio fisiologico dovuto ad uno shock emotivo.
La Nuova Medicina Germanica si fonda su cinque leggi, la prima delle quali dice che tutte le volte che un individuo viene colpito da un trauma emotivo (vissuto in solitudine, che coglie di sorpresa e in cui l’emozione prevale sulla ragione) allora e solo allora il cervello entra in azione, mettendo in moto uno speciale programma che ha come finalità il ripristino della normotonia biologica. L’intensità del trauma emotivo subito (nel seguito denominato “conflitto”) determinerà la gravità della malattia, mentre il tipo di emozione provata al verificarsi del trauma deciderà, secondo un criterio di equivalenza simbolico-associativa, la localizzazione della patologia nel corpo.
La seconda legge stabilisce che, a partire dal momento in cui avviene lo shock emotivo previsto dalla prima legge, scatta una fase di simpaticotonia (cosiddetta di “conflitto attivo” e regolata dal sistema simpatico), in cui la triade psiche-cervello-organo reagisce allo squilibrio normotonico in atto. Ad essa segue una fase di vagotonia (cosiddetta di “riparazione” e dipendente dal sistema parasimpatico), di durata generalmente proporzionale alla prima, avente inizio al momento della soluzione del conflitto e che, a livello fisico, coincide coi sintomi della malattia.
La terza legge afferma che esiste un parallelismo tra embriogenesi e filogenesi; in sostanza, ciò che avviene nel ventre materno nei primi due mesi ripercorre, per certi aspetti, i conflitti e i bisogni biologici che si sono susseguiti nell’evoluzione delle specie viventi sulla Terra. A partire dal nono giorno di formazione del feto appaiono i foglietti embrionali (endoderma, mesoderma ed ectoderma), da cui si sviluppano via via i vari tessuti e gli organi del nascituro. Dall’endoderma deriveranno gli organi atti all’assimilazione del “boccone” che garantisce la sopravvivenza, il primo conflitto biologico degli esseri viventi (l’apparato digerente, i tubuli renali, gli alveoli polmonari, le ghiandole, il fegato, il pancreas, la tiroide, la paratiroide e l’ipofisi); dal mesoderma discenderanno invece gli organi di protezione (derma, pleura, peritoneo, pericardio, ghiandole del seno) e di sostegno (scheletro, muscoli, linfonodi, vasi sanguigni), che corrispondono rispettivamente ai bisogni biologici di protezione rispetto ad un attacco subito e di sentirsi valorizzati rispetto ad un gruppo; infine, dall’ectoderma, verranno generati gli organi associati ai conflitti di lotta per un territorio e di separazione dagli altri componenti del gruppo (epidermide, vescica, prima parte del fegato e del pancreas, gonadi, bronchi, retina, coronarie, ecc…).
La quarta legge regola il comportamento dei microbi (funghi, batteri e virus), attivi durante la fase di riparazione nel ripristinare i danni durante la fase di vagotonia, dopo che il cervello ha inviato l’ordine specificando il lavoro di restauro da svolgere sui tumori (caseificazione-rosicchiamento o lisi-restaurazione).
Infine la quinta legge (della “quintessenza”) è il sunto filosofico della medicina hameriana, e dice che tutti i comportamenti dell’uomo (e quindi anche le sue malattie) sono determinati da programmi speciali di sopravvivenza inscritti nel cervello, e ciò nel pieno rispetto di una relazione permanente tra tutti gli elementi della natura ed ogni essere vivente.
Vediamo un esempio specifico di programma biologico nel caso di infarto causato dal conflitto di lotta per un territorio. Il territorio può essere la casa, il luogo in cui si lavora, l’automobile, la famiglia e, per estensione, le persone che fanno parte di questi spazi (i familiari, i figli, i colleghi di lavoro). Se succede qualcosa che priva l’individuo di questo spazio vitale (un licenziamento, il fallimento della propria ditta, l’età della pensione, un divorzio, il furto dell’automobile), la natura metterà in atto il suo programma di sopravvivenza provocando l’ulcerazione delle coronarie e una forte angina pectoris. Alla soluzione del conflitto inizia la fase di riparazione: tumefazione dell’intima delle coronarie e stenosi coronarica, che sopraggiunge da due a sei settimane dalla soluzione del conflitto. Se la fase di “conflitto attivo” è durata meno di tre mesi i sintomi saranno di lieve entità, come per esempio un’aritmia. Se la sua durata va invece da tre a nove mesi avverrà un infarto, la cui intensità sarà in funzione della durata e dell’entità del conflitto. Se infine il conflitto è durato più di nove mesi la tumefazione cerebrale sarà troppo grossa e l’infarto risulterà mortale. Secondo la teoria di Hamer la causa dell’infarto del miocardio risiede dunque nel cervello e non nel cuore.
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