La previsione è un’arte, e lo sapevano bene gli antichi. Loro la chiamavano ars divinatoria, ed era permessa solo a uomini saggi e sapienti. A questi preziosi consiglieri, re e governanti si affidavano immancabilmente prima di prendere ogni decisione futura. I tempi, ahimè, son cambiati, e cosippure gli uomini saggi hanno smarrito completamente le loro doti predittive. Eh già, come la sera del 2 febbraio 2020, mentre in Cina le vittime del coronavirus aumentavano a dismisura e negli studi Rai di Roma il saggio dei saggi tra i virologi italiani, tale Roberto Burioni, affermava con sicurezza assoluta, tipica di certi sapienti moderni, che “il rischio di contagio in Italia è pari a zero”. Se solo avesse chiesto agli astrologi, che in passato erano anche loro dei saggi come lui, ma che ai giorni nostri sono stati ridotti a simpatici giullari delle corti televisive, lo avrebbero informato di un’eccezionale congiunzione astrale premonitrice di un rischio pandemico. Ma un uomo saggio come Burioni, che pur di difendere le sue verità assolute, chiede di oscurare un video blog che ha il difetto di diffondere scienza alternativa, figuriamoci se è disposto ad ascoltare i consigli di quegli “eretici della conoscenza”.
Non è mai successo in passato che Marte, Giove, Saturno e Plutone si trovassero racchiusi in una zona molto circoscritta dello zodiaco (nella fattispecie gli ultimi dieci gradi del Capricorno). E’ successo che solo tre di essi – Giove, Saturno e Plutone – si siano congiunti in Bilancia nel novembre del 1981, guarda caso quando l’Aids cominciò a propagarsi nel mondo. Ma anche questa fu una rarità, visto che, per ritrovare un’analoga congiunzione (in Cancro questa volta), bisogna risalire addirittura all’anno 1445. Ma perché sono questi gli astri che possono anticipare una pandemia? Fu Claudio Tolomeo, il più grande astrologo dell’antichità e, allo stesso tempo, nemico numero uno della scienza moderna per la sua teoria geocentrica, a gettare le basi dell’astrologia medica, dove si dice di una stretta analogia tra la terna planetaria Marte-Saturno-Plutone e i sistemi immunitari di tipo acquisito, quelli cioè che hanno a che fare col sangue e che riguardano, in particolar modo, la produzione di anticorpi sanguigni a difesa dei virus patogeni. La presenza di Plutone, d’altronde, è necessaria se si vuole dare al fenomeno una valenza collettiva. Sono infatti i pianeti più distanti dal Sole a muoversi più lentamente sulla ruota zodiacale e, per tale motivo, a riguardare un ampio aggregato di esseri umani. E Plutone impiega ben 248 anni per compiere una rotazione attorno alla Terra, stazionando in media una ventina d’anni in un solo segno zodiacale. Il contributo di Giove è invece determinante per quanto concerne la diffusione del contagio. E questo poiché ingrandire, espandere, allargare, ecc… sono i principi archetipici basilari del pianeta più grande del sistema solare. A tal proposito, al fine di restituire all’astrologia la sua antica credibilità, va chiarito che non è l’influsso materiale di un pianeta a determinare gli eventi, bensì è un suo principio archetipico a richiamare – o meglio, a far risuonare – tutti quegli eventi che, all’interno del cosmo unitario, possono associarsi a quel principio secondo un criterio di analogia. Seguendo la stessa logica, accade altresì che i principi di un pianeta assomigliano sempre alle caratteristiche del dio mitologico che di quel pianeta porta lo stesso nome. Cosicché, il ricorso alla mitologia può aiutare a comprendere e a confrontare tra loro i principi dei diversi pianeti.
Si è detto, ad esempio, che la comparsa di un virus e la sua successiva diffusione trovano il loro contraltare astrologico nel gioco di coppia tra Giove e Plutone. La stessa mitologia greca li vede alleati nel mito di Persefone, quando Giove acconsente tacitamente che sua figlia venga rapita da Ade-Plutone. Si è poi paragonato spesso il Covid 19 ad un nemico invisibile e nascosto, e ciò non può che rimandare all’oscurità dell’inferno, dove regna Ade con la sua kunée, il copricapo magico che lo rendeva invisibile. Ci è stato inoltre detto più volte che gli unici strumenti per contrastare la diffusione del virus sono il restare a casa, l’autoisolamento e la quarantena, e tutto ciò ha molto a che fare con Kronos-Saturno, personificazione per antonomasia del limite temporale e del confine spaziale. La mitologia greca narra altresì delle ostilità perenni tra il padre Saturno e suo figlio Giove, tanto è vero che i principi dei due pianeti sono sempre in opposizione tra loro (confinamento-sconfinamento, solitudine-socievolezza, disgregazione-aggregazione, divisione-moltiplicazione). E’ bene tra l’altro sfatare una certa tradizione astrologica, che tende a vedere Saturno come il grande malefico, mentre Giove sarebbe considerato in ogni caso di buon auspicio. L’astrologia archetipica, invece, non si occupa di moralità – ossia non distingue il bene dal male, il buono dal cattivo, il giusto dall’ingiusto – ma utilizza solo criteri di similitudine. E quindi, nel caso di una pandemia, i ruoli che tradizionalmente vengono attribuiti a Giove e Saturno subiscono un’inversione: il malefico contagio di Giove può essere sconfitto solamente con il benefico isolamento di Saturno.
Rimane da stabilire se l’astrologia e i suoi principi planetari possano essere usati come strumenti di previsione. Per quanto mi risulta, nessun astrologo è stato in grado di prevedere a inizio anno una pandemia di tali dimensioni, anche se alcuni hanno preannunciato un periodo di grande cambiamento, vista l’eccezionalità della congiunzione astrale di metà marzo. Eppure essa era nota da tempo (essendo i movimenti dei pianeti predeterminati nel tempo). Quel che si è fatto qui, e che in modi e luoghi diversi hanno fatto altri astrologi di fama, è stata un’analisi astrologica ex-post, rilevando effettivamente una certa corrispondenza tra l’evento pandemico e la congiunzione suddetta. Ma, come disse un famoso scrittore italiano che di epidemia se ne intendeva, “del senno di poi ne son piene le fosse”.
L’analisi a posteriori potrebbe, in verità, fornire un supporto statistico al nesso tra la pandemia e la tripla congiunzione Giove-Saturno-Plutone. E allora, tornando indietro di quasi sette secoli, scopriamo che nel 1347 Giove e Plutone si trovavano ancora una volta congiunti in cielo. Era l’anno in cui la peste nera – toh, il colore che si usa associare a Plutone – arrivava in Europa, dopo aver seminato morte e disperazione in Oriente, proprio come è avvenuto nel corso della pandemia attuale. La peste nera continuò a flagellare l’Europa per altri tre anni, esattamente il tempo occorso a Saturno per sostituirsi a Giove nella congiunzione con Plutone. Nel 1918, anno in cui iniziò la pandemia più letale della storia, l’influenza spagnola, Giove e Plutone si dettero di nuovo appuntamento nel segno del Cancro. In quella circostanza, Saturno anticipò i tempi congiungendosi a Plutone quattro anni prima, questa volta sì, nel ruolo malefico di padrino astrale del primo conflitto mondiale. Di recente, invece, come anticipato in precedenza, il trio astrale Giove-Saturno-Plutone si ricongiunse nel 1981 in Bilancia, per dare puntualmente il “la” alla diffusione del virus dell’Hiv. Un antico adagio latino, astra inclinant sed non necessitant, ci porta allora a concludere che la congiunzione astrale in questione non determina con certezza una pandemia ma, probabilmente, predispone il suo accadere. Una volta accertato il legame tra la diffusione pandemica attuale e la congiunzione in Capricorno, l’astrologia può invece servire a prevedere l’evoluzione temporale degli eventi futuri (di cui è nota la tipologia) sulla base dei transiti planetari nello zodiaco. I movimenti retrogradi di Plutone e Giove, previsti tra la fine di aprile e la metà di maggio, potranno allora far presagire un rallentamento definitivo del contagio su tutto il pianeta. Così come non è da escludere una seconda ondata pandemica verso la fine di ottobre, quando sia Giove che Plutone torneranno nel loro moto diretto e andranno a ricongiungersi con Saturno. I saggi come Burioni e i cittadini del mondo sono avvisati in tempo a non sottovalutare il pericolo e a non ripetere gli errori del passato, anche perchè, come diceva un altro vecchio adagio latino, errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
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