Il volto della Luna nel cielo notturno, che ha ispirato poeti, scienziati e marinai nella storia millenaria dell’umanità, si è sempre fatto osservare, quasi per burla, dal medesimo lato. Per i più romantici potrà sembrare una Luna innamorata che non può distogliere lo sguardo dal Sole, come per esempio leggiamo nei versi di Parmenide che, più di duemila e cinquecento anni fa, ci racconta dell’amore di Selene per il raggiante Elio. In epoca moderna i Pink Floyd danno invece una veste musicale all’irresistibile flirt fra i due luminari, lasciandoci in eredità lo splendido album The Dark Side of the Moon.
Ma perché vediamo sempre la medesima faccia della Luna? La motivazione astrofisica sta semplicemente nel fatto che il moto di rotazione lunare attorno al proprio asse (ovvero il tempo che il luminare notturno impiega per fare un giro completo su se stesso) coincide esattamente con il suo moto di rivoluzione intorno alla Terra (che sappiamo essere di quasi 28 giorni). Per visualizzarlo meglio prendete due arance, infilate dentro ad ognuna uno stuzzicadente e fatele ruotare come segue: la prima arancia fa un giro su se stessa rimanendo centrata in una posizione fissa, la seconda arancia gira invece percorrendo nel frattempo un cerchio avente come centro la prima arancia. Se fate girare le due arance alla stessa velocità (avendo cura cioè di mantenere i due stuzzicadenti allineati e uno di fronte all’altro), noterete che dallo stuzzicadente dell’arancia al centro sarà impossibile vedere la facciata disposta dietro lo stuzzicadente dell’altra arancia.
La stessa cosa avviene per i satelliti degli altri pianeti del sistema solare, e ciò è dovuto alla cosiddetta “attrazione di marea” tra satellite e pianeta, che esercita nel tempo (milioni di anni) un effetto frenante nei movimenti orbitali e una conseguente sincronizzazione dei moti di rotazione con i moti di rivoluzione. Tale fenomeno è noto in fisica anche come “agganciamento di fase”, lo stesso per esempio che dopo qualche minuto fa sincronizzare gli orologi a pendolo di una stanza o i metronomi su un tavolo (fu il fisico Christian Huyghens a scoprirlo a metà del Seicento).
Un fenomeno analogo si riscontra nell’intera elettronica rendendo possibile, per esempio, a un apparecchio radio di rimanere bloccato su un segnale anche quando ci sono piccole fluttuazioni nella frequenza. L’agganciamento di fase spiega tra l’altro la capacità di gruppi di oscillatori, fra cui oscillatori biologici come cellule cardiache e cellule nervose, di lavorare in modo sincronizzato. Un esempio spettacolare in natura è una specie di lucciola del sudest asiatico, dove nel periodo dell’accoppiamento migliaia di esemplari si riuniscono sugli alberi lampeggiando con una fantastica armonia spettrale. Del resto, non si tratta della stessa risonanza che ci fa pensare come le persone a noi simili o che crea la magia amorosa capace di sincronizzare i respiri e i cuori degli innamorati?
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