Uno tra i fenomeni sociali più frequente degli ultimi anni è quello che potremmo definire come neoanticonformismo di massa, che si caratterizza principalmente per la ricerca coatta di “originalità personale condivisa”. L’esempio più diffuso in cui ciò avviene quotidianamente è Facebook, social network che si basa sul paradosso di una ricerca di unicità che attende la legittimazione consensuale di un gruppo di persone. Il tipico fruitore di Facebook assomiglia oggi a quello che Italo Borrello definisce il “dandy della porta accanto”, e cioè l’uomo medio (o mediocre) scarsamente dotato di gusto e cultura, che aspira a elevarsi socialmente attraverso atteggiamenti e scelte da finto intenditore. Finto intenditore per esempio che presume di conoscere uno scrittore solo perchè venuto a conoscenza di un paio di aforismi, trovati casualmente su internet e successivamente condivisi. Ma il finto intenditore genera il finto eccentrico che, intrappolato all’interno di illusori meccanismi di imitazione e di riproduzione, vive nell’ansia di trovare una cassa di risonanza per la sua presunta unicità. I social networks diventano così vetrine utilizzate per esporre o raccontare qualcosa di sé che si ritiene intimamente speciale, nell’attesa di un’approvazione del gruppo scelto come rappresentanza sociale della propria identità. Il neodandy vivrà allora una vita che nulla ha di unico, di inimitabile, stravolgendo la legge fondamentale dell’eccentricità e del dandismo, e cioè quella di vivere “ex-centrum”, che letteralmente significa “fuori dal centro”.
Nel suo libro Esemplarità pubblica Javier Gomá osserva: “Ciò che caratterizza più profondamente la volgarità moderna è, certamente, il sentimento di livellamento di ciascun membro all’interno della massa, ma sempre che si consideri che ciascun io è uguale ad un altro paradossalmente proprio nel desiderio di essere diverso, originale, particolare, ecc…Ecco quindi una massa integrata di un’innumerevole quantità di autocoscienze irripetibili, esteticamente uniche. Il risultato, che conferisce tono alla contemporanea volgarità democratica, è una massa di soggettività ovvero un soggettivismo di massa: tutti identici nella loro pretesa di essere unici. Nel momento in cui pretendono di essere differenti, essi si confermano come appartenenti al mucchio delle mediocrità senza virtù”.
La vera eccentricità, il vero “sentirsi diverso”, ha bisogno di un “coraggio della diversità”. Rischiare di seguire una propria orbita personale significa perdere il riferimento di comodi centri gravitazionali; e spesso, per fare ciò, serve un bagaglio di esperienze e di conoscenze costruite nella solitudine dei nostri sacrifici e delle nostre stanze. Jung diceva che bisogna saper distinguere tra vera individualità e falso individualismo; è questo, senza dubbio, il difficile ma principale compito da svolgere nella nostra esistenza.
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